Ma faim noire déjà (2021)

Stampare con lentezza

di Valerio Bindi

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estratti da "Ma faim noire dèjà"
Ma faim noire dèjà di Roger Bernard – Vitagrama

Nato cento anni fa e ucciso dai nazisti 23 anni dopo mentre portava messaggi in codice ai partigiani, Roger Bernard è stato uno scrittore formidabile la cui memoria quel colpo di pistola senza processo alcuno non riesce a cancellare. René Char, poeta surrealista, partigiano, testimone della sua morte, ne ha tenuta viva la memoria pubblicando i suoi poemi alla fine della guerra. Esce ora per i tipi di Vitagrama Ma faim noire déjà, la raccolta delle sue poesie finora colpevolmente inedita nel nostro paese, ora tradotte da Sara Belotti, Sara la Matti e Paolo Liburdi. La poesia è un’arma potentissima per affilare le proprie energie creative e per scagliarle ad operare per le speranze che riponiamo nel mondo. Per avere buone idee servono poesie e di poeti non è pieno il mondo: sono una specie molto particolare, rara e rarefatta nello scrivere. È estremamente difficile oggi ragionare sulla scrittura di Bernard sulla possibile originalità del suo percorso. È una figura che resta consegnata alla storia e la sua poesia uno dei tanti furti di cui chiedere ragione ai nazisti.

Ma le sue parole sono operanti ancora oggi, accendono scintille. Forse per questo Vitagrama ha cercato proprio da questo autore la via per intraprendere un progetto editoriale che seguirà con la necessaria lentezza e passione. O forse perché Roger Bernard era cresciuto tipografo, tra i caratteri mobili del padre che gli aveva insegnato un mestiere. E così questa raccolta racchiude dentro di sé le parole e le cose, il senso da trasmettere che passa anche dagli oggetti per la riproduzione tipografica. Il metodo di stampa utilizzato è stato quello dei caratteri mobili di legno e piombo, delle incisioni, dei clichè, e un vecchio torchio ha impresso su carta le parole. Una scelta simbolica dunque e anche estremamente motivata. Riporto qui quanto si legge nel foglietto che accompagna il libro: le loro produzioni “saranno l’arma nel conflitto” perché ”crediamo che autoprodurre un libro, comporre un testo a mano, stampare con vecchi materiali destinati al macero, procedere lentamente, fare dell’errore una particolarità, pubblicare testi e poeti reietti, non possa che essere benzina sul fuoco contro questa continua omologazione che passa anche e soprattutto attraverso un appiattimento del linguaggio”.

E quindi quando avrai fra le mani quest’opera sentirai le parole emergere dalla carta, e nelle pause tra una poesia e l’altra, il suono dei caratteri che riecheggiano tattilmente nel bianco. Recupero, rielaborazione, passione: una piattaforma di contenuti che si trasmette su una superficie, un rapporto sensoriale che intercetta il senso dei testi e che li amplifica in una sfera intima. Un colloquio dove la sensazione che ti resta è di aver preso parte ad un processo di cui chi prende il libro fra le mani è parte integrante non spettatore. È la grande imbattibile promessa dell’autoproduzione: riferirsi ad una relazione e ad una realizzazione, evitare i processi industriali nel fare le cose. Trasformare contenuti in cultura materiale, che si esprime nel fare nello stampare e nell’accompagnare quest’oggetto nelle mani di chi legge. In un mondo dove le fanzine sono diventate pudicamente zine, abbandonando quella cura insensata che il far da sé comporta, questo libro è davvero un arma nel conflitto omologante.

“Nulla è puro come uno spazio affamato” scrive Bernard, e la pagina bianca pronta ad accogliere le parole e i segni è lo spazio di una vera fame nera e d’amore.

Per trovare il libro vai qui https://www.vitagrama.it/negozio/poster/ma-faim-noire-deja/. Prendilo e non lasciarlo nella busta.